Madonna col Bambino

Disegno della Madonna col Bambino di Michelangelo Buonarroti conservato nel Museo Casa Buonarroti a FirenzeMichelangelo Buonarroti

Madonna col Bambino

1525 circa
matita nera, matita rossa, biacca e inchiostro,
541 x 396 mm
inv. 71 F

Eseguito sul supporto ottenuto incollando uno accanto all’altro due fogli, questo disegno è stato definito “cartone” o “cartonetto”; ma in nessun modo vi si può ritrovare la fase preparatoria di una qualsivoglia opera a noi nota, di Michelangelo o di artista a lui legato.

E’ invece illuminante pensare a questo pezzo, senza confronti nel corpus dei disegni di Michelangelo, come alla meditazione, continuamente ricorrente alla mente dell’artista, su una maternità troppo dolorosa per riuscire a concludere il proprio rapporto d’amore col figlio.

Il più notevole pentimento di questo foglio rivela non a caso che Michelangelo in un primo momento aveva disegnato il volto della Madonna di profilo, con gli occhi rivolti in basso a guardare il Bambino: reminiscenza di una tradizione di tenerezza madre-figlio che l’artista, qui e tanto spesso altrove, non riesce ad accettare dai suoi maestri, approdando invece a una drammatica assenza di dialogo.

L’immagine della madre che noi vediamo ha infatti positura ed espressione del tutto scisse dal Bambino attaccato al suo seno, e uno sguardo che si perde nel presagio di future sventure. Da un punto di vista meramente psicologico e di contenuto, senza dubbio l’enigma di questo sguardo è già intuito da Michelangelo adolescente, nella Madonna della scala; ma l’idea si evolve anche stilisticamente nel tempo, fino a trovare un suo vertice nella misteriosa Madonna della Sagrestia Nuova, le cui innegabili assonanze con il nostro foglio ne permettono la datazione qui accettata.

Numerosi pentimenti si osservano anche nel Bambino, la cui testa è tratteggiata con un delicato uso del chiaroscuro che la rende simile a quella della Madre; mentre il corpo, sbozzato e rifinito con effetti di illusione pittorica, è del tutto privo di sacralità, come condensa efficacemente Paola Barocchi quando parla del “risentito plasticismo del putto”.

La disparità espressiva e di resa tecnica delle due figure rende senza dubbio problematica e non facile la lettura generale del disegno; rimane tuttavia inspiegabile che anche a questa disparità si sia ricorsi, da parte di pochi studiosi, della statura però di un Berenson o di un Dussler, per negare la paternità michelangiolesca dell’opera.

Già Michelangelo il Giovane riconobbe l’eccellenza del “cartonetto”, collocandolo nella Camera degli angioli, cioè nel centro, anche spirituale, delle sale secentesche da lui allestite al piano nobile della Casa. La fama del disegno toccò però il suo culmine nel corso dell’Ottocento, e specialmente nell’occasione del centenario michelangiolesco del 1875, quando la mostra dei disegni della Casa Buonarroti rese nota la collezione anche all’estero. Risale probabilmente a quegli anni un intervento scoperto nel corso di un recente restauro: la parte superiore del foglio reca i segni di un taglio, fatto verosimilmente per motivi di incorniciatura, che ha però asportato al centro parte del velo della Madonna.

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