L’Inclinazione

fotografia della tela Inclinazione di Artemisia GentileschiArtemisia Gentileschi
(Roma, 1593 – Napoli, 1652/1653)
L’Inclinazione
circa 1615-1616 tela, 152 × 61 cm inv. 241

 

Artemisia, celebre figlia del grande pittore Orazio Gentileschi, partecipò alla decorazione della Galleria dipingendo un pannello con la personificazione dell’“Inclinazione”.

La tela fa parte delle allegorie che accompagnano, nel soffitto di questa sala, alcuni episodi della vita di Michelangelo. La Gentileschi era giunta a Firenze da Roma nel 1613, quando non si era ancora placato il clamore della violenza da lei subita a opera del pittore Agostino Tassi e del conseguente processo per stupro (1612).

Il dipinto di Artemisia fu uno dei primi della sala a essere commissionato, e già nel 1615 la pittrice riceveva un acconto di una certa entità. Michelangelo il Giovane nutriva una speciale simpatia per Artemisia, la cui opera fu pagata più del triplo delle altre della serie; probabilmente la generosità del committente era provocata dalle precarie condizioni economiche della pittrice, ormai sposata con Pietro Antonio Stiattesi e in stato di avanzata gravidanza. In una lettera conservata nell’Archivio Buonarroti, Artemisia si rivolge al suo committente con il termine di “compare”, che lascia intendere una consuetudine ancora da chiarire.

Resta documentazione di alcuni piccoli prestiti fatti all’artista da Michelangelo il Giovane, che infatti la registra tra i suoi debitori.

La figura femminile, che si è meritata la felice definizione di “nudo luminoso e carnale” (Cropper), tiene in mano una bussola, mentre sembra farle da guida una stella che brilla nel cielo azzurro.

Secondo la Descrizione buonarrotiana, due piccole carrucole, oggi non più visibili, erano poste ai piedi della giovane. L’opera, eseguita dopo gli intensi anni trascorsi nella Roma del Caravaggio, spicca per il suo naturalismo fra le tele della serie: la bella donna, seducente allegoria che sfiora dall’alto il visitatore col suo sguardo sereno, era stata dipinta completamente nuda. Qualche decennio più tardi, un discendente di Michelangelo il Giovane fece ricoprire dal Volterrano la figura con un moralistico panneggio.

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